Autotest HIV
Dal 1 Dicembre 2016 è disponibile nelle farmacie italiane il nuovo “autotest” contro l’Hiv . Già commercializzato in Francia, il dispositivo si caratterizza per la semplicità d’impiego e la rapidità dei risultati. Richiede circa 5 minuti e può essere eseguito facilmente da chiunque a casa propria: basta prelevare qualche goccia di sangue dal polpastrello e attendere 15 minuti per il responso.
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AUTOTEST VIH SCREENING HIV
Non a caso, l’Oms ha deciso di raccomandare l’autotest (dispensabile senza ricetta ai soli maggiorenni) «come metodo innovativo per raggiungere più persone» in concomitanza con la Giornata per la lotta all’Aids. La dispensazione dell’autotest in farmacia, quindi, significa garantire un accesso agevole al prodotto e allo stesso tempo fornire assistenza e supporto al paziente, a patto però che non divenga un incoraggiamento a trascurare le più comuni misure preventive.
L’auspicio, in particolare, è che il dispositivo contribuisca a portare alla luce il sommerso delle diagnosi tardive da Hiv (in Italia si stimano da 6.500 a 18.000 persone sieropositive non diagnosticate), con una conseguente diminuzione del rischio collettivo e anche intercettare quelle persone che oggi fanno fatica a sottoporsi al test nelle strutture pubbliche.
La possibilità di acquistare un test direttamente in farmacia darà una possibilità in più in quanti, per timore di una mancata privacy, non vogliono rivolgersi ai servii sanitari o ai laboratori privati. La paura di essere stigmatizzati in alcuni contesti sociali è infatti ancora molto presente.
Semplice da utilizzare, rapido e attendibile. L’autotest, ha un costo di 25 euro e richiede circa 5 minuti e può essere eseguito facilmente da chiunque a casa propria: basta un prelievo di sangue dal polpastrello e un’attesa di 15 minuti per leggere il risultato. Per avere un risultato corretto è necessario leggere con attenzione tutte le istruzioni prima di eseguire il test, rispettando i tempi indicati.
Prima di fare il test è però fondamentale osservare il cosiddetto “intervallo finestra”, ossia quel lasso di tempo che intercorre tra il momento del presunto contagio e la produzione di anticorpi che segnalano la presenza del virus. Per poter eseguire il test capillare bisogna quindi aspettare 90 giorni. L’autotest per l’HIV, se utilizzato correttamente, assicura anche la massima attendibilità nella rilevazione dell’infezione (di poco inferiore al 100%)
Gli errori possono essere dei “falsi positivi” cioè delle positività al virus che in realtà non ci sono. Questo problema è superato dal fatto che quando viene rilevata la presenza dell’Hiv con l’autotest è comunque necessario, prima di avviare qualunque cura o terapia, consultare immediatamente un medico e ripetere l’esame presso una struttura sanitaria e/o un laboratorio di analisi.
Se il risultato del seltest è negativo, non c’è stato contagio con il virus dell’HIV. In caso di risultato negativo è importante verificare di non trovarsi all’interno del periodo finestra di tre mesi dal momento in cui potrebbe esserci stata infezione. Attenzione: se l’esposizione all’HIV è avvenuta negli ultimi 3 mesi, la negatività del test non è certa; sarà quindi necessario ripetere l’auto-test una volta trascorsi 90 giorni di tempo dal rischio più recente di esposizione al virus. Si consiglia comunque di rifare il selftest dopo qualche mese anche in caso di esito negativo.
Se il risultato del selftest è reattivo probabilmente sarà HIV positivo. In questo caso:
a) Rivolgersi ad un medico il prima possibile informandolo di aver appena eseguito un auto-test per l’HIV e che il risultato è stato positivo;
b) Come per i test per l’HIV tradizionali (test Elisa e test salivare) il risultato del self test deve essere confermato da un esame svolto presso un laboratorio di analisi;
c) in caso di esito nuovamente positivo, contattare un centro di infettivologia (per cercare il centro più vicino puoi consultare il sito di NPS Italia Onlus npsitalia.net). Per accedere ad un centro di infettivologia non è necessario alcuna procedura particolare.
d) usa sempre il preservativo a prescindere dall’esito del test.
In caso di positività al test non c’è motivo di spaventarsi ma è importante rivolgersi al proprio medico di medicina generale in grado di indirizzarti presso un centro di infettivologia che possa accertare la reale esistenza dell’infezione e definire le cure più adatte.
Incredibili sono i numeri dell’HIV e delle persone potenzialmente sieropositive inconsapevoli. Nel 2015, sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV (questo numero potrebbe aumentare a causa del ritardo di notifica) pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti. Un dato che segna un calo del 10% rispetto alle 3.850 nuove diagnosi del 2014. Pertanto le nuove infezioni di Hiv in Italia sono stimate essere circa 4.000 ogni anno: un dato allarmante e che non tende a diminuire.
Tra le nazioni dell’Unione Europea l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV. Nel 2015, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è diminuita lievemente rispetto ai tre anni precedenti.
Le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia, la Liguria e l’Emilia-Romagna. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2015 erano maschi nel 77,4% dei casi. L’età mediana era di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
Nel 2015, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%; MSM, maschi che fanno sesso con maschi, 40,6%). Nel 2015, il 28,8% delle persone diagnosticate come HIV positive era di nazionalità straniera.
Inoltre, l’incidenza è stata di 4,3 nuovi casi ogni 100.000 tra italiani residenti e di 18,9 nuovi casi ogni 100.000 tra stranieri residenti. Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate in Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%), mentre tra gli italiani da MSM (48,1%).
I casi di AIDS conclamato. Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati oltre 68.000 casi di AIDS, di cui più di 43.000 deceduti. Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS è in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni. Nel 2014 i nuovi casi erano stati 913.
Le diagnosi tardive dimostrano che in Italia si stimano da 6.500 a 18.000 persone con Hiv non diagnosticato. Nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS, passando dal 20,5% del 2006 al 74,5% del 2015.
Il numero stimato dall’Istituto superiore di sanità di persone che vivono con l’infezione da HIV non diagnosticata è di 6.250 nel 2014. I maschi rappresentano il 73% dei non diagnosticati, gli stranieri il 28%. Nei tre anni di studio (2012/2014) le modalità di trasmissione più rappresentate sono state gli eterosessuali maschi (33 nel 2012 e 34% nel 2014) e gli MSM (31e 39%).
Complessivamente, quindi, in Italia, tra il 2012 e il 2014, circa 6.200-6.500 persone sieropositive ogni anno non erano ancora diagnosticate e avevano urgente bisogno di sottoporsi a terapia.
Altri studi (Mammone et al. AIDS, 2016) hanno stimato che in Italia, nel 2012, vi erano 125.000-130.000 persone viventi con l’HIV, di cui 12.000-18.000 non ancora diagnosticate.